Oggi mentre procedevo con la mia scarretta su di una strada secondaria ma ben collegata a vari centri logistici ho avvistato diverse prostitute che ammiccavano in cerca di clienti.
Sono quelle che in gergo chiamiamo schiave del sesso(che poi secondo me sono i clienti schiavi del sesso…ma questo è un altro discorso) o più giustamente schiave e basta. Ho quindi immaginato che ognuno di noi è di sicuro schiavo di qualcosa o di qualcuno sebbene pretendiamo di considerarci liberi. C’è l’imbarazzo della scelta.
C’è chi è schiavo del proprio lavoro perchè:
- “mamma mia se non finisco mi sento in colpa”
- vive di vita riflessa
- tiene famiglia
- tiene famiglia e debiti
- tiene famiglia e debiti e l’amante
- “mi piacciano gli stravizi”
- ….è l’etica protestante
C’è chi invece è schiavo di qualche droguccia mescalina perchè è in fuga perenne da se stesso
C’è chi è schiavo del potere esercitato sugli altri ma non su se stessi….. e vice versa
C’è chi è schiavo del senso d’impotenza e d’inutilità
C’è chi è schiavo della robba e farà la fine di Mazzarò
C’è chi è schiavo del senso di sicurezza indotto da una marca in più da appiccicare alla propria personalità
C’è chi è schiavo dell’ horror vacui e non si sa immaginare immobile e statico e di fronte allo specchio, con il suo Io
C’è chi è schiavo del proprio Io e nella sicurezza indotta dall’estasi razionalista non si avvede dei fili che si diramano dall’inconscio personale e, se esiste, collettivo
Sicuramente ci saranno mille altri modi di essere, sentirsi e apparire schiavi…l’importante è scegliersi la schiavitù che fa al caso nostro e perseverare perchè senza schiavitù non c’è sicurezza.